Terapie a radiofrequenza
Il trattamento
La radiofrequenza è una tecnica che permette di risolvere il problema “dolore” attraverso l’uso di una corrente pulsata, per mezzo di un piccolissimo ago-elettrodo inserito all’interno dell’articolazione.
La corrente ha lo scopo di “stordire” le terminazioni nervose che trasferiscono al cervello la sensazione dolorosa.
RADIOFREQUENZA INTRARTICOLARE
Trattamento con l’uso della Radiofrequenza pulsata dell’artrosi del ginocchio, dell’alluce valgo e della rizoartrosi e di molte altre patologie algiche.
La procedura, eseguita in regime di day-hospital, è assolutamente indolore ed i benefici sono immediati
RADIOFREQUENZA E CEMENTOPLASTICA
Approssimativamente il 70% dei Pazienti oncologici va incontro ad una diffusione metastatica della malattia, come evidenziato dai riscontri autoptici. Il rachide di per se costituisce la sede più frequente di localizzazione metastatica di tutto il compartimento osseo.
Il coinvolgimento spinale ha un riscontro di oltre il 40% nei portatori di una neoplasia primitiva. In oltre il 50% dei casi le metastasi al rachide sono dovute ai tumori della mammella, polmone, prostata e melanoma. Questi sono seguiti dal cancro renale, gastrointestinale, tiroideo, sarcoma e linforeticolare: linfoma e mieloma multiplo. Le metastasi da neoplasia prostatica, mammaria, melanoma e polmonare coinvolgono la spina dorsale rispettivamente nel 90.5%, 74.3%, 54.5% and 44.9% dei Pazienti.
La diffusione metastatica può interessare tre distretti: il rachide (85%), la regione paravertebrale (10-15%) e raramente gli spazi epidurali e subaracnoidei/intramidollari (<5%).
I livelli toracici sono i più frequentemente coinvolti dalla malattia (70%), seguiti da quelli lombari (20%) e cervicali (10%). La metà posteriore del soma vertebrale è generalmente la prima ad essere coinvolta, mentre la porzione anteriore, la lamina ed i peduncoli sono interessati solo successivamente dalla diffusione sistemica della malattia.
La compressione midollare da lesioni ripetitive epidurali si osserva nel 5-10% degli individui con tumore, mentre raggiunge il 10-20% nelle lesioni che coinvolgono il corpo vertebrale.
La resezione chirurgica è considerata la sola opzione potenzialmente curativa nel trattamento delle localizzazioni secondarie spinali, tuttavia solo pochi tra questi Pazienti al momento della diagnosi sono possibili candidati all’esecuzione della procedura.
Le tecniche mininvasive percutanee grazie alla loro rapida capacità di determinare risoluzione del dolore sono un valido trattamento alternativo alle metodiche convenzionali.
L’utilizzo sequenziale della termoablazione a radiofrequenza, che grazie all’utilizzo di un elettrodo percorso da corrente elettrica alternata è in grado di generare la necrosi coagulativa della lesione e di determinare la trombosi del plesso venoso circostante, unita alle capacità antalgiche e stabilizzanti dell’iniezione intrasomatica di cemento osseo nella vertebroplastica, si è dimostrata essere estremamente sicura ed efficace nel trattamento delle metastasi spinali non passibili di asportazione chirurgica.
Questa procedura combinata è eseguita in anestesia locale, con Paziente in decubito prono e sotto guida TC-fluoroscopica.
Al paziente viene richiesto di restare disteso a letto nelle successive quattro ore.
La durata della procedura è di circa 35-45 minuti per ogni livello vertebrale trattato. La degenza prevista per la procedura è solitamente di 2-3 giorni con dimissione nella prima giornata post-trattamento con terapia antibiotica domiciliare.
In ogni Paziente vengono preventivamente valutate le indicazioni al trattamento e successivamente monitorati i risultati nel tempo attraverso visite clinico-radiologiche.
RADIOFREQUENZA INTERFACCETTALE
La degenerazione faccettale, comunemente riscontrata nell’anziano, potrebbe essere sia causa primaria di deterioramento del segmento motorio, che secondaria, in corso di progressiva degenerazione discale od in seguito ad altri processi patologici.
Le faccette vertebrali contraggono rapporti con i medesimi elementi dei livelli sovra e sottostanti costituendo articolazioni sinoviali che permettono al rachide di eseguire movimenti di flessione, estensione e rotazione.
Molteplici sono le condizioni in grado di generare una sintomatologia faccettale, e tra queste l’osteoartrite è quella di più frequente riscontro. Questa condizione determina la riduzione o la scomparsa della cartilagine articolare, l’erosione del margine osseo adiacente, la crescita ossea abnorme delle faccette e dei processi articolari ed infine l’instabilità articolare che può portare a sublussazione vertebrale.
Le terminazioni nervose sensitive delle faccette articolari e dei tessuti circostanti vanno incontro ad irritazione determinando la sensazione di dolore spinale.
La selezione dei pazienti passibili di trattamento interventistico si avvale sia di dati di tipo clinico-anamnestico che derivati dall’utilizzo della Diagnostica per Immagini.
Il blocco nervoso percutaneo con Radiofrequenza delle faccette articolari zigoapofisarie è una tecnica che consente di ottenere un’analgesia per un periodo di tempo maggiore rispetto a quanto si ottiene generalmente con l’utilizzo di farmaci.
La metodica è volta alla riduzione del supporto nervoso sensitivo delle faccette articolari, diminuendo così la percezione dello stimolo doloroso; ciò consente anche la ripresa di una migliore autonomia nelle attività quotidiane e soprattutto la possibilità di intraprendere un programma rieducativo e riabilitativo altrimenti difficile da eseguire.
La procedura di Radiofrequenza Interfaccettale è eseguita in anestesia locale sotto guida fluoroscopica o TC. Attraverso un approccio percutaneo, viene inserito un ago-elettrodo sino all’interno della capsula articolare. Se eseguita da mani esperte e con apparecchiature adeguate, la metodica è scarsamente invasiva e non gravata da particolari rischi e/o complicanze.
La durata della procedura è di circa 20 minuti e prevede il ricovero in regime di day-hospital.
Nello studio radiologico di tale patologia si utilizzano l’esame radiografico convenzionale e la Tomografia Computerizzata per evidenziare i rapporti articolari, gli accrescimenti anomali della componente ossea articolare e la riduzione degli spazi articolari, indice indiretto di rimaneggiamento cartilagineo; ma ci si serve in particolar modo della Risonanza Magnetica, in particolare nelle sequenze T2-pesate fast spin echo con soppressione del grasso e T1-pesate fast spin echo con soppressione del grasso e somministrazione di mezzo di contrasto paramagnetico, per identificare il processo infiammatorio attivo all’interno o circostante alla articolazione faccettale.
Le controindicazioni all’esecuzione di tali interventi sono costituite da disordini della coagulazione, gravidanza, infezioni locali a livello del presunto sito di ingresso (osteomielite e spondilodiscite), dalla impossibilità di accedere all’interno dell’articolazione, per estese e solide fusioni laterali e postero-laterali, e da complicanze neurologiche.